Giacomo Leopardi nacque a Recanati (Marche) nel 1798 da una famiglia nobile ma non ricca. Crebbe in un ambiente chiuso, oppresso dall’indifferenza del padre e dalla severità della madre. Tra i 10 e i 17 anni si interessa alla lettura e da autodidatta impara greco, latino e alcune lingue moderne nella biblioteca del padre. Questo studio “matto e disperatissimo” gli rovinò per sempre la salute causandogli una deformazione al corpo e problemi alla vista e al sistema nervoso. Tormentato da una crisi interiore e stanco di stare a Recanati, nel 1822 ottenne il permesso di recarsi a Roma; ma questo viaggio aumentò solo il suo pessimismo. Deluso e amareggiato tornò a Recanati. Ancora una volta decise di trasferirsi a Milano, poi Bologna e Firenze, ma nel paese natale tornò sempre. Intanto le sue condizioni di salute peggiorarono e una grande delusione d’amore prostrò del tutto il suo animo. Nel 1833 si trasferì a Napoli dove trascorse i suoi ultimi anni di vita, assistito dall’amico Antonio Ranieri. Morì nel 1837.
La sua vita artistica viene divisa in 4 periodi leopardiani:
1) Dall’erudizione al bello (1815-1816)
Leopardi abbandona gli studi filologici e legge i grandi poeti come Omero (Iliade e Odissea), Virgilio (Eneide), Dante (Divina Commedia).
2) Dal bello al vero (pessimismo storico): Leopardi tenta di fuggire da Recanati ma il padre glielo impedisce. Nel frattempo i suoi occhi peggiorano, lui diventa quasi cieco e si deprime in casa.
In questo periodo elabora la teoria de “la nullità di tutte le cose” cioè pensa che la vita sia inutile. Comincia a scrivere L’Infinito e lo Zibaldone (diario).
3) L’acerbo vero (pessimismo cosmico): Leopardi afferma che passato, presente e futuro sono tutti fatti di male e la colpa è della Natura. In questo periodo scrive i Grandi Idilli: A Silvia, La quiete dopo la tempesta, Il sabato del villaggio.
4) “Ciclo di Aspasia” (pessimismo eroico): Leopardi è a Napoli, in seguito all’eruzione del Vesuvio va a vedere e trova ancora viva una ginestra che è sopravvissuta alla lava. Scrive La ginestra.
I TRE PESSIMISMI
- Pessimismo storico: quando si è piccoli non si hanno problemi, ma man mano che si cresce si diventa più pessimisti. Il pessimismo peggiora col tempo.
- Pessimismo cosmico:
-La natura è nemica e l’uomo è la sua vittima.
-Solo la ragione può salvare l’uomo.
- Pessimismo eroico: la Natura è fatta di male, ma noi ci possiamo opporre eroicamente.
Laura Marchini
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