Vermeer - La merlettaia - 1670 |
Silvia, rimembri ancora
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi?
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi?
Sonavan le quiete
stanze, e le vie d'intorno,
al tuo perpetuo canto,
allor che all'opre femminili intenta
sedevi, assai contenta
di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
così menare il giorno.
stanze, e le vie d'intorno,
al tuo perpetuo canto,
allor che all'opre femminili intenta
sedevi, assai contenta
di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
così menare il giorno.
Io gli studi leggiadri
talor lasciando e le sudate carte,
ove il tempo mio primo
e di me si spendea la miglior parte,
d’in su i veroni del paterno ostello
porgea gli orecchi al suon della tua voce,
ed alla man veloce
che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
le vie dorate e gli orti,
e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
quel ch’io sentiva in seno.
talor lasciando e le sudate carte,
ove il tempo mio primo
e di me si spendea la miglior parte,
d’in su i veroni del paterno ostello
porgea gli orecchi al suon della tua voce,
ed alla man veloce
che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
le vie dorate e gli orti,
e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
quel ch’io sentiva in seno.
Che pensieri soavi,
che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
la vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
un affetto mi preme
acerbo e sconsolato,
e tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
perché non rendi poi
quel che prometti allor? perché di tanto
inganni i figli tuoi?
che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
la vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
un affetto mi preme
acerbo e sconsolato,
e tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
perché non rendi poi
quel che prometti allor? perché di tanto
inganni i figli tuoi?
Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,
da chiuso morbo combattuta e vinta,
perivi, o tenerella. E non vedevi
il fior degli anni tuoi;
non ti molceva il core
la dolce lode or delle negre chiome,
or degli sguardi innamorati e schivi;
né teco le compagne ai dì festivi
ragionavan d’amore.
da chiuso morbo combattuta e vinta,
perivi, o tenerella. E non vedevi
il fior degli anni tuoi;
non ti molceva il core
la dolce lode or delle negre chiome,
or degli sguardi innamorati e schivi;
né teco le compagne ai dì festivi
ragionavan d’amore.
Anche perìa fra poco
la speranza mia dolce: agli anni miei
anche negaro i fati
la giovinezza. Ahi come,
come passata sei,
cara compagna dell’età mia nova,
mia lacrimata speme!
Questo è il mondo? questi
i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi,
onde cotanto ragionammo insieme?
questa la sorte delle umane genti?
All’apparir del vero
tu, misera, cadesti: e con la mano
la fredda morte ed una tomba ignuda
mostravi di lontano.
la speranza mia dolce: agli anni miei
anche negaro i fati
la giovinezza. Ahi come,
come passata sei,
cara compagna dell’età mia nova,
mia lacrimata speme!
Questo è il mondo? questi
i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi,
onde cotanto ragionammo insieme?
questa la sorte delle umane genti?
All’apparir del vero
tu, misera, cadesti: e con la mano
la fredda morte ed una tomba ignuda
mostravi di lontano.
1) Localizzazione
Dietro a quest’opera non c’è una storia d’amore, infatti Teresa e Leopardi condivideranno solo condizioni simili: giovinezza, illusioni, speranze ecc. ecc..
Il poeta scrive all’interno della poesia il contrasto tra i sogni della giovinezza dell’età adulta e della crudeltà della Natura.
Il simbolo della poesia è proprio Silvia (Teresa) che non ha gustato le gioie della vita.
Nel componimento si evidenziano naturalmente gli ideali poetici di Leopardi quali il pessimismo che caratterizza la maggior parte delle sue opere o la scelta della poesia come motivo di sfogo personale.
3) Lo stile letterario
La lirica è di 6 strofe di varia lunghezza.
Settenari ed endecasillabi si succedono secondo le esigenze dell’ispirazione e la rima non ha uno schema prestabilito.
L’unico elemento di regolarità è dato dal ripetersi del settenario alla fine di ogni strofa.
Nel settimo verso un enjambement (le quiete stanze) e anche nel decimo (intenta sedevi).
Nel sedicesimo verso c’è una metonimia (le sudate carte): le carte, cioè gli studi, che costano fatica e sudore.
Nel ventiduesimo verso c’è un’altra metonimia (la faticosa tela). La tela,in altre parole si riferisce al lavoro al telaio che è frutto d’assiduo lavoro e quindi faticoso.
Nella sesta strofa l’autore si rivolge alla speranza, rappresentandola come una donna che indica la morte e la tomba
4) Commento
A Silvia è una delle poesie che mi sono piaciute di più. I ricordi sono affrontati con nostalgia e sofferenza. Silvia, quando inizia a conoscere le bellezze della vita e come ogni adolescente è piena di fiducia, muore.
La morte prematura di Silvia per il poeta Giacomo Leopardi rappresenta l’amara verità della vita che pone fine ad ogni cosa, togliendo alla ragazza la speranza di conoscere il suo futuro e di sentirsi amata e a lui la spensieratezza e la felicità.
Alessandro Pavia
A Silvia è stata scritta da Giacomo Leopardi tra il 19 e il 20 aprile del 1928. La versione definitiva è stata scritta poi completata il 29 settembre dello stesso anno.
2) Tema e struttura
La poesia A Silvia (il nome Silvia è uno pseudonimo) è dedicata a Teresa Fattorini, figlia del cocchiere della famiglia di Leopardi, la quale morì di tisi a 21 anni. Teresa è una ragazza che il poeta ha sicuramente conosciuto, come ci dice in questi versi, ma il destino ha spezzato la sua felicità terrena.Dietro a quest’opera non c’è una storia d’amore, infatti Teresa e Leopardi condivideranno solo condizioni simili: giovinezza, illusioni, speranze ecc. ecc..
Il poeta scrive all’interno della poesia il contrasto tra i sogni della giovinezza dell’età adulta e della crudeltà della Natura.
Il simbolo della poesia è proprio Silvia (Teresa) che non ha gustato le gioie della vita.
Nel componimento si evidenziano naturalmente gli ideali poetici di Leopardi quali il pessimismo che caratterizza la maggior parte delle sue opere o la scelta della poesia come motivo di sfogo personale.
La lirica è di 6 strofe di varia lunghezza.
Settenari ed endecasillabi si succedono secondo le esigenze dell’ispirazione e la rima non ha uno schema prestabilito.
L’unico elemento di regolarità è dato dal ripetersi del settenario alla fine di ogni strofa.
Nel settimo verso un enjambement (le quiete stanze) e anche nel decimo (intenta sedevi).
Nel sedicesimo verso c’è una metonimia (le sudate carte): le carte, cioè gli studi, che costano fatica e sudore.
Nel ventiduesimo verso c’è un’altra metonimia (la faticosa tela). La tela,in altre parole si riferisce al lavoro al telaio che è frutto d’assiduo lavoro e quindi faticoso.
Nella prima strofa Leopardi introduce l’immagine di Silvia ancora in vita, con i suoi occhi pieni di gioia e il suo sguardo sfuggente di ragazza timida che, per pudore, non fissa a lungo le persone.
Nella seconda e terza strofa viene rievocata la giovinezza di Silvia e di Leopardi, la prima che tesseva con la sua mano veloce immaginando un futuro felice, il secondo che studiava sui libri di e consumava la sua giovinezza e la parte migliore di se, ma era ancora ricco di sogni e illusioni.
Nella quarta strofa il poeta esprime la sua delusione e la sua rabbia il poeta esprime la sua delusione e la sua rabbia interiore per la morte precoce di Silvia, rivolgendosi alla Natura come a una madre che inganna e tradisce i suoi figli.
Nella quinta strofa Leopardi pensa a com’era Silvia prima della scomparsa nel fior degli anni, con i suoi capelli neri e i suoi sguardi.Nella sesta strofa l’autore si rivolge alla speranza, rappresentandola come una donna che indica la morte e la tomba
A Silvia è una delle poesie che mi sono piaciute di più. I ricordi sono affrontati con nostalgia e sofferenza. Silvia, quando inizia a conoscere le bellezze della vita e come ogni adolescente è piena di fiducia, muore.
La morte prematura di Silvia per il poeta Giacomo Leopardi rappresenta l’amara verità della vita che pone fine ad ogni cosa, togliendo alla ragazza la speranza di conoscere il suo futuro e di sentirsi amata e a lui la spensieratezza e la felicità.
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