giovedì 4 giugno 2015

Ermetismo




Tra il 1920 e il 1930 nasce l'Ermetismo, un movimento letterario definito così per il linguaggio oscuro e di non immediata comprensione che contraddistingue gli autori che vi aderiscono: ermetico vuol dire, infatti, "chiuso, misterioso".

Dal punto di vista stilistico, i poeti ermetici abbandonano le espressioni retoriche e l'abbondanza di parole dei loro predecessori e utilizzano termini scelti con cura ed essenziali, interessanti per la loro unicità e per la capacità di suggerire ed evocare la realtà più che spiegarla. Essi si servono di figure retoriche come metafore, analogie e sinestesie che richiedono ai lettori uno sforzo interpretativo per entrare nel mondo interiore del poeta.

Dal punto di vista tematico, l'Ermetismo riflette il senso di solitudine, la perdita di certezze e di valori e l'angoscia dell'uomo di fronte ai mutamenti della storia, a cui il poeta tenta di resistere cercando proprio nella scrittura la salvezza dal presente.

Anche se Giuseppe Ungaretti ed Eugenio Montale non aderiscono in modo ufficiale a questo movimento, diverse caratteristiche avvicinano la loro poesia all'Ermetismo: per Ungaretti può essere considerato ermetico il rifiuto della metrica tradizionale, che dà origine a versi brevi ed essenziali, talvolta costituiti da una sola parola dalla forte capacità espressiva, mentre per Montale è ermetico il linguaggio asciutto e privo di retorica con cui l'autore esprime la crisi dell'uomo del suo tempo.

(Estratto da Temi e autori del Novecento, dall'antologia Il paese dei lettori, Bruno Mondadori con la collaborazione di Alessandro Sessa).

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