mercoledì 27 maggio 2015

Salvatore Quasimodo



Salvatore Quasimodo nasce a Modica (Ragusa) nel 1901 e trascorre la sua infanzia in Sicilia. Nel 1926 viene assunto come geometra presso il Genio Civile di Reggio Calabria; in quel periodo scrive le opere che confluiranno nella raccolta “Acque e terre”. Nel 1934 ottiene la cattedra di letteratura italiana al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Negli anni ‘50 vince numerosi premi, il più importante dei quali è il Premio Nobel per la letteratura nel 1959. Muore a Napoli nel 1968. 
Tra le prime pubblicazioni di Quasimodo troviamo le raccolte Erato e Apollon (1938), Ed è subito sera (1942); nel dopoguerra escono Giorno dopo giorno (1947) e La vita non è un sogno (1949). Successivamente vengono pubblicati Il falso e il vero verde (1954), La terra impareggiabile (1958), Dare e avere (1966). 

I TEMI E LO STILE

La raccolta Acque e terre è costituita da 25 poesie, scritte tra il 1920 e il 1929, che hanno un forte carattere autobiografico. Attraverso un linguaggio apparentemente semplice ma ricco di significati nascosti, l’autore esprime la propria interiorità: i temi ricorrenti della raccolta sono infatti la nostalgia per l’infanzia e per i paesaggi siciliani, il senso di solitudine, il complesso rapporto dell’autore con Dio e soprattutto l’identificazione con la natura circostante che spesso rispecchia i suoi stati d’animo.

Arianna Pianezze

Salvatore Quasimodo - Alle fronde dei salici


Guernica - Pablo Picasso


E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull'erba dura di ghiaccio, al lamento 
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero 
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.

ANALISI

Nel settembre 1943, l’Italia risultava divisa in due parti. Nella parte meridionale, controllata dagli alleati, era stata restaurata la monarchia del re Vittorio Emanuele III. Nella parte centro-settentrionale Mussolini aveva creato la Repubblica sociale italiana. Di fronte a tutto ciò il poeta rivendica alla poesia l’impegno civile di “rifare” l’uomo. 
L’opera, composta nel 1945, è tratta dalla composizione “Giorno dopo giorno” del 1947. Il testo è breve, costituito da una sola strofa, i versi sono sciolti e della stessa misura (endecasillabi). I periodi sono due: il primo è una lunga interrogazione; il secondo è una rapida dichiarazione. L’uso della punteggiatura è irregolare. Il registro lessicale è alto, letterario. Il testo è ricco di figure retoriche, tra cui le metafore (“cantare”, “con il piede straniero sopra il cuore”), le analogie (“erba dura”, “lamento d’agnello”). 
Le immagini sono potenti e dure: i temi principali sono i mali della guerra, l’occupazione di una terra non propria, gli omicidi, le deportazioni, i genocidi, la distruzione.

Arianna Pianezze

Salvatore Quasimodo - Milano, agosto 1943











Invano cerchi tra la polvere,
povera mano, la città è morta.
È morta: s'è udito l'ultimo rombo
sul cuore del Naviglio. E l'usignolo
è caduto dall'antenna, alta sul convento,
dove cantava prima del tramonto.
Non scavate pozzi nei cortili:
i vivi non hanno più sete.
Non toccate i morti, così rossi, così gonfi:
lasciateli nella terra delle loro case:
la città è morta, è morta.

ANALISI

Nell’agosto del 1943, violenti bombardamenti colpiscono Milano. L’abituale immagine della città, fervida di vita e di lavoro, viene sconvolta: dappertutto si osservano segni di violenza, di distruzione e di morte. 
L’opera è tratta dalla composizione “Giorno dopo giorno” del 1947. Il testo è costituito da tre sequenze: il bombardamento, che ha portato solo distruzione, il silenzio di morte, non turbato da nulla, lo smarrimento impotente e la disperazione. La composizione è breve, costituito da una sola strofa, i versi sono liberi, di varie misure, con assonanze. Le frasi rispettano un ordine sintattico abbastanza regolare, le parole sono semplici, comuni, vicine al parlato. Le immagini sono forti e reali. 
Il poeta non canta più l’angoscia individuale, ma il dolore di un popolo. Per descrivere questa situazione, il poeta non punta sulle raffinate elaborazioni linguistiche e analogiche tipiche dell’Ermetismo, ma su tecniche più tradizionali: la ripetizione (“morta”), la simmetria (“non scavate, non toccate”), la sottolineatura di certi effetti (“così … gonfi”). 
(Arianna Pianezze)

Salvatore Quasimodo - Ed è subito sera











Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.


Nell’opera possiamo notare evidenti riferimenti all’Ermetismo, come la notevole brevità della composizione e l’uso di parole essenziali che esprimono perfettamente ciò che il poeta provava. Il primo verso esprime la solitudine dell’uomo che, trovandosi “sul cuor della terra” è tuttavia al centro delle cose. Ogni prospettiva di tipo naturalistico è abolita. 

Arianna Pianezze